BIOGRAFIA



















Bruno Pessotto
Bruno Pessotto è nato a Treviso nel 1935.
Sin da piccolo manifestò una naturale predisposizione per il disegno.
Alle scuole elementari eseguì i primi disegni con l’inchiostro di china e molti di questi vennero stampati su il “ Giornalino dello scolaro”.
La scuola Giovanni Prati di Treviso infatti conserva alcuni album di suoi disegni. Terminate le elementari, a dieci anni e mezzo iniziò il suo primo lavoro.
​
La guerra appena terminata chiedeva a tutti ancora tanti sacrifici. Il papà appena tornato dalla prigionia non ce la faceva da solo e Bruno era contento di dare alla famiglia il suo piccolo aiuto.
Incominciò a fare custodia di biciclette sotto il cavalcavia nei pressi della stazione ferroviaria di Treviso.
Dopo un anno passò ad un’officina meccanica e a 14 anni ad una fabbrica di biciclette.
Si iscrisse ad un corso serale di disegno e tecnologia che non portò a termine perché il lavoro lo impegnava anche nelle ore serali.
Il tempo libero era veramente poco e Bruno lo dedicava al disegno . Oltre al disegno aveva anche una grande passione: il canto. Aveva una bella voce da tenore e fu indirizzato a presentarsi al maestro De Donà che dirigeva il coro del teatro Comunale di Treviso. In breve fu inserito nel coro con i tenori. Ricorda con orgoglio di aver cantato in un concerto a fianco della famosa soprano Toti Dal Monte. Anche questo sogno presto svanì.
A seguito del lavoro che svolgeva presso la fabbrica di biciclette, nel reparto pulitura e cromatura, gli venne una grave infezione alle corde vocali. Non potendo abbandonare il lavoro abbandonò il canto.
Non lasciò mai il disegno. Comprò i suoi primi tubetti di colori ad olio e appena possibile iniziò lo studio del colore in maniera autodidatta.
​
Dopo qualche anno la fabbrica di biciclette chiuse i battenti: iniziava l’era dell’automobile. Bruno non si perse d’animo e cercò un nuovo lavoro, un bellissimo lavoro: agente per le tre Venezie di una scuola professionale di taglio cucito, la STIBAM di Treviso . Era felice nel convincere allo studio allievi e allieve sarte. Lo sapeva bene lui, che non potè studiare… nemmeno mentre lavorava.
Gli iscritti aumentavano di giorno in giorno, il guadagno era discreto e poteva così dare veramente un aiuto alla sua famiglia. Per i tempi di allora, che i genitori auspicavano per i figli un posto fisso, il suo lavoro di agente non era, purtroppo, considerato un buon lavoro.
Un giorno arrivò a Treviso un parente che con false promesse convinse lui e soprattutto sua mamma a trasferirsi ad Arona (No) dove gli offriva un lavoro di sicuro avvenire.
Bruno non se la sentì di rifiutare, la mamma era tanto fiduciosa e convinta di fare del bene a suo figlio.
Nel novembre del 1956, indossò il suo stupendo vestito nuovo grigio a righe. Il tessuto glielo aveva venduto il suo coetaneo Luciano Benetton, allora commesso in un negozio di tessuti di Treviso e confezionato dal sarto Borsato di Villorba.
A malincuore prese quel treno per Arona che lo portava via dai suoi amati genitori, dalla fidanzata, dalla sua casa, dagli amici, dalla sua Treviso e dal suo lavoro.
Mentre il treno andava, Bruno pensava a Ganimede portato via da un'aquila nera, però per lui l’aquila nera non era Zeus, ma quel signore che le promise un buon avvenire.
​
L’aquila nera ad Arona, lo depositò in un magazzino, comunicante con un garage. Quel signore era un depositario di una ditta di Milano e Bruno avrebbe dovuto fare il magazziniere. La sua dimora, il magazzeno, era umida e fredda, c’era una branda per dormire, un fornello a gas con bombola per farsi da mangiare, un lavandino, un piccolo tavolino, una sedia, una bacinella zingata per il “bagnetto” ed una piccola colonnina elettrica per scaldarsi. Il suo lavoro aveva inizio alle ore 5 o 6 del mattino fino alle ore 22/23 di sera. Ai genitori Bruno scriveva: tutto bene.
​
Verso la fine del 1959 si sposa con Teresita. Ora con famiglia necessita anche un guadagno migliore. Bruno, che ormai conosce molto bene i negozianti del lago Maggiore, ed è molto benvoluto e stimato, risponde ad una importante multinazionale che cerca un viaggiatore per la sua zona. Per quanto riguarda il curriculum, come prima cosa, si chiede il diploma di ragioniere. Bruno si recò a Milano per la data fissata per il colloquio. Seduto davanti a sè ha il direttore vendite che lo fissa senza battere ciglio, al suo fianco l’ispettore generale e in un angolo un impiegato che scriverà le risposte da lui date. La prima domanda dell’ispettore: “ci dica che cosa ha fatto da quando ha terminato le scuole ad oggi" facendo segno di guardare il direttore che stava di fronte. Bruno confessò che gli tremavano le gambe; fece un grosso respiro e rispose: ”feci custodia di biciclette sotto il cavalcavia in prossimità della stazione ferroviaria di Treviso, avevo 10 anni e mezzo…" tre secondi di silenzio, l’impiegato blocca la macchina da scrivere, il direttore continua imperterrito a fissarlo e l’ispettore gli dice: “continui pure”. Raccontò. dopo il primo lavoro, il secondo, e via via come arrivò ad Arona, fino a parlare della clientela del lago Maggiore. Dopo quasi un ora spiegando ogni cosa riguardante la vendita l’ispettore chiese: “ quando può essere libero? “ Devo dare preavviso alla ditta in cui lavoro" L’ispettore quasi urlando disse: “Pessotto, questi sono cavoli suoi, lei il giorno 10 giugno (1960) deve essere al nostro deposito di Borgomanero”.
Felicemente assunto, arrivarono presto altre grandi soddisfazioni. Le più belle quando con Teresita diventano due genitori gioiosi e felici di Stefano, Cinzia e Laura. Questo periodo sereno e felice, malgrado il lavoro che teneva spesso lontano da casa, s’interrompe bruscamente.
Arrivò la notizia che un caro nipote era deceduto in un’incidente d’auto; il medico diagnosticò al padre pochi mesi di vita per una diffusa patologia e la madre venne ricoverata in una clinica oculistica a Milano per il rischio della vista. Una sorella scrisse dalla Francia di cercarle casa e lavoro perché, lasciato il marito, aveva deciso di tornare in Italia con i suoi sei figli.
La sera del due febbraio 1967 dopo aver salutato il suo rappresentante che era in affiancamento a Milano, corre alla clinica a far visita alla sua mamma.
Alle otto di sera con una fitta nebbia salì sulla sua Ford Anglia per far ritorno a casa. A Cinisello Balsamo si immetteva sull’autostrada Milano-Sesto Calende. Dopo solo un chilometro provò un forte dolore al torace e dalla bocca usciva un vero e proprio getto di sangue .
Ricoverato all’ospedale di Arona prima e poi all’ospedale “Molinette” di Torino; rimase per sei giorni tra la vita e la morte.
Le varie broncoscopie esclusero cause polmonari. Dopo otto giorni la ferita si chiuse e Bruno tornò a casa con la moglie, (non si era mai allontanata dall’ospedale) dai suoi bambini. Dopo pochi giorni ricevette una raccomandata che spiegava che, dato quello che gli era capitato, non era più in grado di svolgere il lavoro di ispettore vendite, e veniva licenziato.
Lottò con tutte le sue forze e con l’aiuto della moglie e dei suoi bambini riuscì a non cadere in una buia disperazione.
Si ricordò che a Treviso, ancora bambino, disegnò una Sacra Famiglia: Giuseppe al tavolo da falegname (come suo padre) la Madonna con le mani sulle spalle di Gesù Bambino. Gesù con le sue mani sotto il mento di due pecorelle. Ricordò anche che scrisse: Gesù forse ha la mia stessa età in quel disegno, circa sette anni. Questo ricordo gli suggerì che sapeva disegnare abbastanza bene.
​
Ispirandosi al volto di Gesù fece il primo bassorilievo.
Nel 1970 eseguì il suo primo autoritratto: “Io pagliaccio“.
Si susseguirono un carboncino dietro l’altro. Il nuovo lavoro gli concedeva spazi di tempo, e quando non ce la faceva dipingeva anche di notte.
Cominciò con i ritratti di sua moglie, dei suoi bambini, di suo papà e di altri
famigliari ed amici.
Si delineava l’amore di Pessotto per la figura umana e per i sentimenti dell’uomo e anche la sua innata capacità della penetrazione umana che lo fanno apprezzare e richiedere come ritrattista.
Eseguì su commissione parecchi ritratti di bambini, di persone. Partecipò , su invito a parecchie estemporanee di pittura, a vari concorsi ottenendo premi e consensi dalla critica.
Allestì la sua prima personale nel 1972 ottenendo un successo tanto imprevisto dal gallerista quanto atteso e meritato dall’artista.
Nel 1973 si ripeteva il successo della personale ad Arona nella stessa galleria dell’anno prima.
A Dicembre '73 partecipò ad una collettiva presso la galleria “L’Approdo" di Arona per una mostra di beneficenza dell’AVIS e dona tre suoi dipinti. Il destino vuole che dopo pochi giorni Pessotto abbia ancora tanto bisogno di sangue, fino a nove trasfusioni, ad Arona.
Si ripete il dramma del 1967 questa volta ancora più grave. All'ospedale Molinette di Torino con broncoscopie, come dice lui, per lavare e sgrassare i suoi polmoni dopo che l'emorragia li aveva allagati. Dopo esame pneumografico negativo i professori decidono per un'aortoscopia. La moglie lascia l'ospedale di Torino vedendo che suo marito sta meglio e fa una capatina a casa per vedere i loro bambini che nel frattempo erano ospitati dalla cognata.
A casa trova una raccomandata della ditta dove lavora Bruno, un maglificio della zona. La raccomandata del 20-12-1973 parlava di una precedente inviata il 13-12-73 come data di assunzione di Bruno con periodo di prova di un mese. "Spiacenti della situazione in cui versate, considerato il fatto che le vs condizioni fisiche non vi permetteranno di svolgere lìattività per la quale siete stato assunto, abbiamo deciso di interrompere il periodo di prova e quindi procediamo al vostro licenziamento. Formulando i nostri più vivi auguri ecc. ecc. (grazie anche a questi "signori") ... Se c'era Amedeo Nazzari avrebbe detto: "Che peste li colga!".
Bruno dal letto di ospedale risponde così alla raccomandata così: "Cari signori avete fatto un pò di confusione con le date". Bruno infatti era stato ricoverato in ospedale il14-12-73 ed in sue mani non aveva lacuna lettera di assunzione, però aveva iniziato il lavoro già da ottobre, tre mesi prima del giorno 13 dicembre quindi non potevano licenziarlo. Gli invita a consegnare a sua moglie lo stipendio completo di assegni famigliari che, appena dimesso dall'ospedale, si sarebbe presentato in ditta. Bruno era stato assunto per incarichi direttivi, con responsabilità di produzione di 70 operai ed altre mansioni varie. Con le sue capacità la produzione era sensibilmente aumentata con la soddisfazione dei titolari e con il rispetto e la fiducia degli operai. Che brutta "colpa" ammalarsi!
Tornando all'ospedale, dopo qualche giorno di ritardo a causa di uno sciopero dei medici e ad altri contrattempi, l'equipe era pronta per l'esame aortoscopico. Bruno ci pensò tutta la notte ed al mattino confidò alla moglie che non se la sentiva di farsi introdurre una mini telecamera nell'aorta partendo dall'addome e su su per cercare il punto da dove era uscito tutto quel sangue che per poco non lo portò alla morte. Il professore quando Pessotto gli comunicò la sua decisione rimase incredulo e si arrabbiò anche un poco. Dopo pochi giorni lo dimise con questa relazione: "Il paziente Pessotto viene dimesso senza una diagnosi certa in quanto rifiuta l'aortoscopia". Non ha nessuna cura da seguire, nessun medicinale. Cessata l'emorragia Bruno si riprende molto in fretta, il suo fisico è fortissimo per questo è riuscito per ben due volte a superare quei tragici momenti.
Rientrato al lavoro il titolare gli offre di gestire un laboratorio con quaranta operaie addette alla confezione, malke organizzato e con scarsa produzione, causa il poco impegno del personale. Lavoro molto più impegnativo di prima. Bruno riesce nel suo compito e le lavoratrici non hanno più timore di essere licenziate.
A fine 1974, Bruno con l’aiuto di suo figlio, che aveva 14 anni, alla sera e di domenica incominciò il lavoro per preparare il suo studio d’arte sul lungolago di Arona.
Aprì il suo studio sul corso Marconi 91 ad Arona, di fronte alla rocca di Angera. Una stanza per lavorare e una bella sala per esporre le sue opere. Grazie anche allo stupendo paesaggio, i turisti e tante persone del luogo passeggiavano sul lungolago e, attratti dai dipinti di Pessotto, non possono fare a meno di entrare per ammirarli.
Sono momenti di grande soddisfazione per un artista. Queste persone danno tanta forza e coraggio a Bruno e lui dipingeva con tanta energia ed entusiasmo, terminato un dipinto ne iniziava subito un altro.
Furono molti i turisti che acquistarano i suoi nudi blu ed i paesaggi del lago maggiore. Molti Aronesi e non commissionarono ritratti per tutta la famiglia .
​
Un giorno, nei primi mesi dell’anno 1975, accusava un breve malore. Con l’esperienza precedentemente vissuta Bruno si preoccupava subito e pensando ai suoi bambini il morale scese di colpo. Si, lo Studio dava grosse soddisfazioni, però i figli crescevano e lui aveva ancora paura di ammalarsi .
In quei giorni entrò nel suo studio un signore che desiderava informarlo che c’era una persona che possedeva una villa al di là del lago, in provincia di Varese, che cercava un persona seria per custodire la sua casa e curare il giardino. Le sarebbe stato riconosciuto uno stipendio come impiegato della ditta (che possedeva quel signore) oltre all'alloggio per tutta la famiglia; avrebbe potuto nel frattempo anche dipingere e nei giorni di sabato e domenica andare al suo studio di Arona.
Trasferire tutta la famiglia era doloroso per Bruno, i figli andavano a scuola e avevano i loro amici, erano nati ad Arona, avrebbero sofferto molto per questo trasferimento . Pessotto aveva il terrore di una terza emorragia e pensava che questa volta potesse esserle fatale. Parlò con la moglie e i figli e con il pianto nel cuore decise di accettare quel posto.
Il mese di settembre 1975 avvenne il trasloco . Bruno si accorse presto che tante lusinghiere promesse non venivano mantenute. Ancora una volta la buona fede del pittore fu mal riposta.
​
Allo studio di Arona nel frattempo arrivavano inviti a mostre, personali e collettive , e a vari concorsi.
Un giorno, mentre stava creando, nel giardino della villa, un’aiuola di cinerarie arrivò un telegramma che diceva: "Vostra opera premiata. Necessita vs presenza al Teatro Manzoni di Milano".
Bruno era incredulo che il suo dipinto “Nostalgica attesa", un bellissimo nudo di donna dipinto ancora con i colori molto caldi, fosse premiato. Chiamò subito Stefano, suo figlio e in auto raggiunsero Milano. Il premio era indetto per varie categorie di artisti. Riconobbe infatti fra i tanti il musicista Gorni Kramer , l’attrice Lina Volonghi , la cantante Rosanna Fratello e molti altri.
Salì sul palco del teatro Manzoni mentre due vallette mostravano il suo quadro al pubblico in sala. Pessotto ricevette dalle mani di Sabina Ciuffini il Pavoncino d’argento. Un signore gli venne incontro e stringendogli la mano si complimentò per il suo dipinto. Quel signore che Bruno circa 20 anni prima vide in televisione, ai tempi di “lascia o raddoppia” era il noto presentatore Mike Bongiorno.
​
Il quadro "Nostalgica attesa" volò poi in Sardegna al Fort Hotel Village di Santa Margherita di Pula per ricevere un altro importante premio: “la Sardegna d'argento".
Altre esposizioni seguirono . Premio Italia ’77 “L’animale nell’arte” 1° premio per l’opera più originale – Treviso, mostra personale Galleria d’arte La bilancia Varese , mostra personale Galleria d’Arte “ La Cornice” Verbania ecc. ecc. . Pessotto instancabile svolge il suo lavoro dividendolo in giardiniere, contadino e pittore. I figli: Stefano studia e diventerà un bravo perito tecnico in elettronica industriale, Laura diventerà ragioniera e perito commerciale , Cinzia si cercò un lavoro in una ditta di confezioni . Bruno che ricorda sempre la sua S.T.I.B.A.M. , la scuola dove iscriveva gli allievi e le allieve sarte, non tardò di consigliare la figlia a frequentare una prestigiosa scuola di Milano. Cinzia con tanto impegno e bravura diventò a sua volta insegnante.
​
Bruno è aiutato dalla moglie per i lavori in villa, però non voleva certo che i suoi figli lo aiutassero a fare il giardiniere, e affinché possano seguire la loro strada bisognava uscire da quel luogo.
La moglie trovò lavoro nella vicina Svizzera. Bruno tornò al suo studio e alle sue mostre con molta soddisfazione anche di vendita.
In quel periodo avvenne anche un profondo cambiamento che testimoniano le personali Milanesi del 1978, e del 1979 dove la figura era rappresentata con le variazioni tonali del blu ed immersa in spazi siderali che richiamavano la triste esperienza sopra descritta. L’uso di questa personale tavolozza incentiva l'emozione che percepisce chi, ammirando le opere di Pessotto, si avvicina alla loro comprensione seguendo quella luce sempre presente anche nel blu più profondo, a cui sembrano rivolgersi i personaggi rappresentati.
Nel 1983 inizia a dipingere grandi tele ispirate alla Mitologia ed a personaggi biblici; ai colori del blu si aggiungono tonalità del porpora.
Il porpora, come nel “Gesù che porta la Croce” donato al Santo Padre Giovanni Paolo secondo durante la Sua visita nei luoghi di San Carlo Borromeo.
​
La tecnica del bassorilievo dipinto è realizzata per creare delle interessanti sintesi di figura di nudo femminile che la luce radente del “suo blu “ esalta mirabilmente.
Nel 1989 trasferì da Arona a Varese, in via Cairoli 15, lo Studio d’arte e galleria, donando spazi espositivi ad altri amici pittori. Al figlio Stefano la direzione artistica.
Nel 1992 la sua città natale, Treviso, gli offrì la possibilità di un'importante antologica che venne realizzata nelle ampie sale della Casa Dei Carraresi dove furono degnamente ospitate le grandi tele tra cui una “ Pietà” interpretata con le tonalità del blu e del porpora che rendono la percezione emozionale della scena intensissima. In occasione dell’antologica oltre ad una selezione delle opere di trent’anni di attività, vennero presentati lavori più recenti. Si scoprirono altre variazioni tonali nei colori e particolarissimi ed inediti “disegni sul muro”. Si susseguono mostre, concorsi in Italia ed all’estero.
Presente con uno stand personale a Vicenza Arte nel 1996 e ‘97.
Nel 2000 si trasferì in una nuova abitazione. Il suo cammino artistico ebbe un nuovo rallentamento a causa di interventi chirurgici, malattie e dispiaceri famigliari.
Nel 2015 dopo 28 anni, con molta tristezza, chiude il suo studio di Via Cairoli a Varese. Fu costretto perché, assente per malattia , degli irresponsabili per eseguire dei lavori di ristrutturazione al piano sovrastante il suo studio bucarono il soffitto. Caddero calcinacci, mattoni ed acqua sporca. Numerosi quadri vennero danneggiati.
​
Pessotto era un pò stanco e non volle affaticarsi oltre, per discutere magari, con “certe persone”. Decise di trasferire il suo Studio ed i ricordi belli con tutti i suoi quadri, tra rose e fiori, che lui stesso impiantò in via Gasparotto dove abita con la famiglia dal 2000.
Dipingerà poco, ma sempre il bello, malgrado le brutture della vita che incontra ogni giorno. Sempre fedele al suo “Realismo Romantico”, come lo definì il critico d’arte Dr. Antonino De Bono.
A fine 2017 ebbe una grande gioia nel cuore avendo appena donato un suo tanto amato quadro, la “ Pietà”, al parroco Don Amilcare Manara e ai parrocchiani della Chiesa della Santissima Trinità a Capolago - Varese.
Il parroco decise di collocarlo sull’altare della Madonna.
La parete sull'altare sembrava che lo stesse proprio aspettando quel quadro che misura cm. 200 x 140. Il parroco e tutti i parrocchiani si complimentarono calorosamente, felici di quel grande dono. Avevano compreso che il dipinto era frutto di una grande Fede.
Bruno si reca molte volte all’altare e dopo una preghiera alla Madonna volge lo sguardo alla sua “Pietà”. Poi esce dalla chiesa pensando : quel blu non mi lascerà mai.
Bruno Pessotto si appresta, purtroppo ancora una volta, ad affrontare una difficile salita, la più dura. Attorniato dall’affetto dei suoi cari ce la farà.
​
​